Anche qui il network marketing sta dando segni di cedimento.
Non è qualcosa che mi stupisce, effettivamente: i networker non sanno vendere, i networker non hanno voglia di lavorare, i networker stressano e insistono con le persone e… i networker non sanno manco vestirsi decentemente!
Veniamo al dunque: sappiamo che un aspetto molto importante (direi fondamentale) per un networker è quello di creare relazione: questo almeno nella teoria, che poi nella stragrande maggioranza dei casi questo non avvenga è un’altra storia.
Ma fare relazione è qualcosa di strettamente legato alla comunicazione, e se non imparo a comunicare in modo efficace, non riuscirò a ottenere quello che voglio da quella determinata relazione.
Semplice, no?
Il para-verbale è molto importante.
Alcuni studi sostengono che valga molto più del verbale, e l’esperienza personale che ho accumulato nel corso degli anni in questo settore mi ha convinto dell’esattezza di questa teoria.
Del resto, il para-verbale precede il verbale, e quindi se il primo approccio viene meno, il secondo sarà caratterizzato da una certa instabilità, e sarà difficile per il verbale recuperare il terreno perduto.
Intendo dire che anche se con le parole e con l’empatia sei particolarmente abile e al contempo ti vesti come uno straccione, la tua trattativa verrà complicata, perché nei primi secondi dell’appuntamento si crea una disarmonia importante.
Nella sua mente tu sarai “qualcosa” con delle caratteristiche.
Lo studio della mente è fondamentale nel nostro campo, tuttavia anche rimanendo in un ambito molto superficiale possiamo comprendere il concetto.
La mente settorizza, si aspetta qualcosa in base alle esperienze avute nel passato e alla sua conoscenza.
Immaginiamo una tua partecipazione alla messa domenicale: improvvisamente noti che il prete non solo è vestito da motociclista mentre recita l’omelia, ma addirittura si fuma una sigaretta: cosa penseresti?
Supponiamo tu sia a casa ad aspettare l’idraulico (meglio sia tu ad aspettarlo, che tua moglie… 😃): ti suonano il campanello, apri la porta e ti si presenta un uomo in giacca e cravatta, con la valigetta piena di attrezzi idraulici….
Supponiamo tu sia a casa ad aspettare l’idraulico (meglio sia tu ad aspettarlo, che tua moglie… 😃): ti suonano il campanello, apri la porta e ti si presenta un uomo in giacca e cravatta, con la valigetta piena di attrezzi idraulici….
<<Buongiorno...!
Posso appoggiare qui la mia cravatta, mentre sistemo il rubinetto?>>
Sono esempi paradossali, ma facciamo finta che sia vero per un momento: la tua mente non riuscirebbe ad accettarlo, e finiresti per deridere queste due persone o mandarle a quel paese (o a non farlo solo per buona educazione).
Voglio dire che la mente è divisa in settori, e arriviamo a quello che interessa a te: la persona che ti incontra è convinta che tu sia un professionista, e indovina un po’ in quel settore della mente com’è costruita l’immagine del professionista?
Ecco perché vestirsi decentemente è importante.
Ci tengo a precisare che non è il costo degli abiti ad assumere grande importanza: al massimo per qualche prospect un po’ raffinato o con la puzza sotto il naso, ma è raro.
L’importante sarà vestirsi con l’abito professionale, sia per uomini che per donne.
Dobbiamo essere percepiti come dei professionisti, quindi niente camicetta o magliettina.
Una scuola di pensiero moderna ha cercato di combattere questi principi, sostenendo che nel nuovo modo di fare network ci si debba vestire come fa chiunque, per farci percepire vicini alla gente.
Direi che questa idea nasce da una cattiva comprensione della situazione: indubitabile che dobbiamo essere vicini a chiunque (del resto il nostro mestiere è creare relazione), tuttavia dobbiamo essere vicini alle persone facendoci percepire ad un altro livello.
Noi siamo i professionisti, noi siamo i consulenti, noi siamo quelli che risolveranno il loro problema, in quanto esperti ai loro occhi.
Se mi vesto in magliettina e pantaloncini corti dubito che riuscirò a passare per esperto…