Quello che sta accadendo nel tessuto socio-economico italiano ha dell’incredibile: è solo perché siamo costantemente ipnotizzati da Facebook o da altre armi di distrazione di massa che non ci rendiamo conto che il sistema sta letteralmente implodendo.

Ogni giorno, da molto tempo (anni!), assistiamo alla distruzione del nostro tessuto micro-imprenditoriale: aziende che chiudono, negozi che chiudono, cartelli con la scritta “vendesi”, “affittasi”, “cedesi attività” un po’ ovunque.

Negli ultimi due giorni abbiamo visto 3 implosioni importanti, due grosse catene (una statunitense e una italiana) e una importante azienda locale italiana.

Le motivazioni dei fallimenti sono molte, è ovvio.

Ma quello che è interessante osservare è che la cosiddetta crisi non guarda in faccia nessuno, non guarda la dimensione della tua azienda, non guarda la “nazionalità” (lo dico per i soliti complottisti che gridano alla colonizzazione da oltre oceano).

E’ cieca, come la Fortuna.

Solo che porta sfiga.

 

– Foot Locker – catena statunitense di abbigliamento sportivo. 147 negozi chiusi nel 2017. 118 ne verranno chiusi nel 2018.

– Trony – catena italiana di elettrodomestici e articoli di elettronica di consumo. Chiusi 40 negozi, bruciati letteralmente 500 posti di lavoro.

– Open Kristallux – storica azienda di Rustega (la prima azienda del territorio), frazione di Camposampiero (PD). Si occupa di arredobagno. Chiude i battenti definitivamente. Una trentina di dipendenti a spasso.

 

Le prime due non riescono a tenere testa ad Amazon, che li guida in una stretta mortale, dove la concorrenza del colosso di Jeff Bezos strangola letteralmente non solo le piccole aziendine italiane (costringendole ad accettare l’affiliazione a condizioni stomachevoli e lesive della dignità personale) ma anche le grosse catene commerciali.

La terza scompare a causa della concorrenza spietata dei cinesi: se un box doccia a loro costa 250, i cinesi riescono a produrlo identico a 50.

Non c’è storia.

Fine.

Tzè!

 

Crisi: una metastasi che colpisce il cuore della società economica italiana.

 

E’ da tempo che se ne parla, tuttavia pare che gli italiani preferiscano mettere la testa sotto la sabbia e non guardare in faccia la drammatica realtà.

La colpa non è di Berlusconi.

Non è di Renzi.

Non è di Prodi e del suo stramaledetto euro (un po’ anche sì, dai, ma non è questo il punto).

Non è dei politici, né della mafia.

Tutta la merda che stiamo ingoiando da anni, che ha trasformato la bellezza e spensieratezza degli “anni 90” nella tristezza e nel grigiore più assoluti degli ultimi tempi, è il risultato dell’incapacità nostra di accettare il cambiamento.

Va considerato che questo, oltretutto, non è un piccolo cambiamento.

E’ epocale.

E’ enorme.

Qui sta cambiando tutto.

E alla velocità della luce.

E chi si salverà?

Soltanto chi saprà adattarsi a questo cambiamento.

Spesso si prende quest’ultima frase per un esercizio di retorica, ma i fatti dimostrano che le cose stanno proprio così: o conosciamo bene le regole del gioco (e, visto che cambiano in continuazione, continuiamo a formarci costantemente per stare al passo con questi tempi), oppure veniamo tagliati fuori.

Zac!

Falciati via!

I dati, del resto, parlano chiaro: ogni giorno chiudono 390 aziende (media degli ultimi 5 anni).

Ogni giorno 122 negozi chiudono (media Confesercenti).

La concorrenza spietata portata dalla globalizzazione, sia nel campo dei prodotti che dei servizi, sia nella modalità di distribuzione, non dà tregua.

E noi italiani prima capiremo che non c’è più trippa per gatti, prima potremo iniziare a diradare la nebbia che avvolge la nostra mente, e iniziare a fare delle scelte.

Scelte precise, che una volta non avremmo mai fatto.

Ma che ora iniziano a diventare indispensabili.

Perché ancora non siamo giunti al fondo: molte aziende ancora chiuderanno, molte persone non accetteranno questo salasso e si suicideranno, come spesso abbiamo avuto modo di accorgerci leggendo i quotidiani.

E pian piano, quello che apparirà in modo sempre più evidente è che il posto fisso è

Scomparso.

 

Non c’è più.

Bidibi-bodibi-bù!

Finito. Disparu.

Ti è richiesto un cambio di mentalità, di paradigma.

Oggi il posto fisso è una chimera, non puoi più fare finta di avercelo, non puoi più fare finta di sentirti al sicuro.

Non solo nel privato, ma anche nel pubblico.

Anzi, nel pubblico è ancora peggio, visto gli ultimi tagli determinati dalla spending-review.

In ogni caso, è un tunnel di amarezza.

Così ci avevano insegnato: addestrati a cercare il benedetto posto fisso, a stare sereni e tranquilli, farci il mutuo a trent’anni, e continuare a vivere così.

Beh, questo mondo è ufficialmente terminato, e occorre guardare al prosieguo. Senza paura, senza nostalgia per il passato.

Altrimenti il tuo declino sarà inarrestabile!

Ti ritroverai a mendicare, e non sto scherzando: quando non avrai più il becco di un quattrino e l’ammortizzatore familiare (unico vero e grande ammortizzatore italiano) verrà meno con la scomparsa dei genitori, che farai?

Chiederai il Reddito di Cittadinanza o altre minchiate simili?

Protesterai o ti indignerai, condividendo il tuo malessere su Facebook?

O inizierai veramente a rimboccarti le maniche e a darti da fare?

Accettando le nuove regole del gioco e iniziando un nuovo percorso di vita?

Puoi iniziare da subito, bruciando tutti in partenza, dato che sono ancora lì tutti a guardare, ipnotizzati e increduli, il nuovo che avanza.

 

Oggi c’è più certezza nel fare il Networker, che nel ricercare un posto fisso.

 

Il Networker è la professione del futuro.

Perché:

 

– NO CONCORRENZA: il Network Marketing si pone al di fuori della catena classica di distribuzione, non consentendo alla concorrenza di farla da padrona: infatti i prodotti di Network Marketing, notoriamente prodotti di qualità alta, non vengono venduti nel negozi tradizionali.

– NO CRISI: il Network Marketing non conosce crisi, specie nei tempi più bui dell’economia, perché è un modo di fare impresa che non richiede sforzi o investimenti importanti. Richiede che tu ti faccia il culo, questo sì. Ma il fallimento può esserci solo nel caso abbandoni.

– CONSULENZIALE: quello che molti Networkers in erba non sanno, è che il Networker si integra perfettamente con l’attività di Consulente a tutti gli effetti, e non con quella di venditore o piazzista. Infatti le macchine, o i sistemi interattivi non possono fare consulenze. Del Networker ci sarà sempre bisogno!

 

Certamente, trovare una buona azienda di Network Marketing e avviare la propria attività non è una cosa così semplice, ma a questo mondo niente è semplice.

Solo starsene sul divano a lamentarsi è semplice.

Qui ti viene offerta una possibilità, una possibilità vera di iniziare un percorso unico, che ti permetterà – nei tempi e nei luoghi che decideremo insieme – di fare la differenza.

Caesar Networkers è una realtà giovane, dinamica, che ama la logica del Network, delle relazioni, del marketing, del lavoro di gruppo e i cui componenti collaborano con un’azienda tutta italiana, dalla produzione alla distribuzione!

Caesar Networkers non ha paura del domani.

Caesar Networkers guarda con fiducia e fierezza al domani, pronti alle nuove sfide che ci aspettano!

Se anche tu sei insoddisfatto della muffa che ormai avvolge la tua vita e hai voglia di darle uno scossone, non hai altra scelta:

 

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