Quest’oggi ho avuto il piacere di parlare con un collega, un Networker di un’altra azienda di network marketing.
Raramente mi interfaccio con altri colleghi, un po’ per il pessimismo che nutro nei confronti della stragrande maggioranza dei networkers in circolazione, un po’ perché in Caesar Networkers c’è sempre così tanto da fare che il tempo, alle volte, manca davvero.
In questo caso è andata diversamente, perché il collega è una persona seria e trovo piacevole e interessante confrontarmici: perciò ho deciso di condividere con te queste riflessioni.
Le tante analisi e considerazioni che abbiamo fatto ci hanno portato ad alcune conclusioni, tutto sommato molto simili, nonostante i percorsi evidentemente diversi.
Tutto parte dalla cassa (nel senso di cashflow reale) e dal tempo che impiego per generare questo flusso di cassa. Di qui nasce la volontà di organizzare le cose al meglio e raddrizzare il tiro rispetto alle consuete modalità che ci vengono prospettate dai differenti top leaders di qualsivoglia azienda.
Partiamo dal presupposto che in una nota azienda di network marketing più del 51% degli aderenti ha guadagnato cifre così insignificanti che riportarle sarebbe un insulto alla nostra professione. Nelle altre aziende di network marketing le cose vanno anche peggio. Facendo una media statistica, ci accorgiamo che una percentuale poco più alta del 5% porta a casa uno stipendio part time (usiamo linguaggi familiari).
Per assegni più alti, le percentuali diminuiscono così sensibilmente che a nessun individuo sano di mente passerebbe per l’anticamera del cervello di fare network marketing.
Il punto è: perché questo succede?
Perché, nonostante tutto questo rumore che solleviamo quotidianamente ci troviamo circondati di persone che infestano il nostro ambiente come mosche, che non fanno altro che suggerire di trovare le famose 5 persone, che troveranno a loro volta altre 5 persone?
Finendo quindi per creare strutture in bilico come un castello di carta, sostenute (temporaneamente) dall’autoconsumo degli aderenti stessi?
E causando un turnover (e di conseguenza un pessimo passaparola) da spavento?
Occorre fare un passo indietro.
Certo, ci sono ponzi e piramidi dichiarate o quasi, ma qui partiamo dal presupposto di lavorare con aziende di network marketing strutturate bene. Bene, in questo caso sappiamo sempre che si verificano comunque le solite porcherie, dalle compravendite di strutture intere, passando per vendite di kit in forma rabbiosa e aggressiva, garage riempiti di merce, e chi più ne ha più ne metta.
Ma il problema non è l’azienda. Sono le persone.
O, meglio ancora: la squadra con ti ritrovi a collaborare.
Qualsiasi azienda ha un discreto livello di marciume internamente, come tutte lle organizzazioni.
Ma questi meccanismi possono essere facilmente disinnescati se si prende atto del problema e si comincia a lavorare in modo diametralmente opposto: c’est-à-dire iniziando a ricollocare il network marketing nella sua posizione corretta, cioè un sistema provvigionale molto remunerativo collegato a un sistema di vendita.
E qui casca l’asino: solitamente nessuno è in grado di vendere nei vari network marketing.
Per questo lavorano sull’autoconsumo.
Ok, in Italia una percentuale bassissima è formata da venditori: quindi tiro dentro chiunque, sperando nella mia buona stella?
Niet!
Cerca venditori, possibilmente capaci. E siccome sono quasi tutti occupati in aziende serie, come dice Sean Connery ne “Gli intoccabili” parlando al capo dei Federali:
“Se hai paura di incappare in una mela marcia, non coglierla dal cesto: coglila dall’albero!”
In giro ci sono tantissime persone capaci di vendere, è che semplicemente non lo sanno, oppure pensano che la vendita sia quella schifezza all’italiana di andare a suonare campanelli (nel migliore dei casi) o di rompere le scatole a parenti e amici (nel caso del network).
Si può lavorare su queste credenze, e modificargliele piano piano, ma devi comunque dimostrare che tu sei diverso!
Devi quindi avere un sistema di vendita, sostanzialmente automatizzato.
Puoi metterlo a punto solo se i tuoi distributori sono reali, e non parlo di quelli che si vedono nell’area riservata nel tuo backoffice.
I collaboratori reali sono quelli che collaborano, sono quelli che se hai riunione alle 9:00, arrivano puntuali.
Con questi puoi iniziare un certo tipo di iter volto a insegnargli le basi della vendita.
Mettitela via: ci vogliono mesi.
Del resto, nel mondo tradizionale un apprendistato dura dai 3 ai 5 anni: perché nel network dovrebbe andare diversamente?
Dalle basi della vendita, si impara l’arte di chiedere referenze.
Ottenuto dei risultati su questo campo, si inizia col marketing: questo è possibile solo realizzando un “brand cuscinetto”, come dicono gli americani, perché nella quasi totalità dei casi le aziende di network pretendono che tu distribuisca solo i loro materiali ufficiali.
Che dal punto di vista del marketing sono scadenti quanto le mozzarelle blu dell’Eurospin.
Un sistema automatizzato di marketing, fatto di mail a clienti, di lettere, di sales letters, di video informativi, di collaborazioni con personalità esterne, e un flusso di tante altre cosucce che solo la mancanza di fantasia può arrestare.
Il cliente deve fare il cliente. Non deve diventare un collaboratore (oltretutto se lo mantieni come cliente ci guadagni di più).
Recluta solo persone che completano la tua squadra. Gli altri mandali ai networker concorrenti: falliranno prima! 🤩
Insegna loro un sistema di vendita preciso e di marketing strategico. E falli guadagnare bene.
Solo a questo punto saranno pronti per reclutare, perché avranno la forza del flusso di cassa a sostenerli. Potranno davvero permettersi di parlare a dei prospect di come risolvere i loro problemi economici, perché ci sono passati per primi.
Un distributore che invece non guadagna difficilmente potrà essere in grado di trasmettere la serietà e la sicurezza a un prospect che intende avviarsi verso la libertà economica.
E questo è uno dei tanti motivi del famoso turnover presente nel network marketing.