Due anni fa mi sono ritrovato disteso sulla scrivania con la testa in mezzo alle braccia, solo.

Era dicembre 2015…

Ricordo bene quel giorno: faceva molto freddo fuori e io ero lì in ufficio, da solo appunto.

Avevo indetto una riunione alla quale avrebbero dovuto partecipare due miei collaboratori… anzi che dico… due persone che credevo o volevo credere fossero due collaboratori…

Invece ero lì, solo.

Uno dei due mi avvisò che la notte era stato male e l’altro non si degnò neppure di inviarmi un whatsapp.

A quel punto pensai a cosa avevo sbagliato nel corso del primo anno di attività…

Essenzialmente due cose mi ripetevo: ero stato troppo frettoloso nel sponsorizzare quei due soggetti che piu’ che Networkers erano due “parolai”. 

Soprattutto avevo sbagliato l’atteggiamento con cui mi rapportavo con loro, sempre “comprensivo e troppo buono”.

“Massa bon” fa rima con… per usare un noto proverbio veneto!

Da allora imposi a me stesso un progetto di crescita concreto che mi porto’ a sviluppare la cosiddetta Leadership.

Ogni settimana, oltre a fare più appuntamenti possibili, mi sforzavo anche di inserire qualche ora di formazione su riviste di network marketing o strumenti video.

Pian piano vedevo che le cose iniziavano a cambiare e capivo che ero sulla strada giusta.

Le fatture crescevano di mese in mese perchè ero diventato abbastanza bravo a vendere (non credete ai networker che dicono che basta condividere il prodotto e fare autoconsumo: è un’autentica cazzata che vi svuota solamente le tasche).

Inoltre alcune persone mi segnalarono alcuni nominativi di potenziali collaboratori ai quali feci i primi colloqui seri!

 

“Sì, Raffaele: sei sulla buona strada!”

 

Così mi dicevo.

Ma continuavo ad intensificare il ritmo, settimana dopo settimana!

Il mio primo collaboratore fu Nicola: un ragazzo dal cuore d’oro che stava attraversando un momento difficile a lavoro (lavorava moltissimo e avanzava parecchi mesi di stipendi). Era Natale 2016.

 

Ok, Raffaele …

Ma eravamo a Natale 2015 all’inizio dell’articolo e ora sei passato a Natale 2016.

E’ passato un anno! In quell’anno cos’è successo?”

 

In quell’anno ho fatto attività da solo: telefonate, appuntamenti, vendite, formazione… Settimana dopo settimana…

Ricordo le prime settimane… era davvero dura: quando non riuscivo a vendere era proprio brutto; inoltre anche quando non riuscivo a riempire l’agenda settimanale di appuntamenti, l’ansia saliva in me…

Ma ho continuato, e continuato.

Per un anno! Da solo!

Meglio soli … Mi ripetevo!

Avevo un obiettivo fisso: che la mia compagna potesse smettere di lavorare e dedicarsi alla piccola che stava per arrivare… E ce l’ho fatta.

Una volta imparato il tutto ho trovato, quasi per magia, Nicola.

Ho capito subito che era una persona intelligente, solare e dinamica: giusta per l’attività.

L’ho formato, gli ho dedicato del tempo e con parecchi affiancamenti l’ho portato a raggiungere i primi obiettivi.

Dopo averlo formato sulla vendita, l’ho affiancato nei primi colloqui collaboratori e così via.

Nel giro di tre mesi Nicola sapeva fare l’attività!

Era pronto.

Era pronto per duplicare quanto assimilato, trasferendolo così ad altre persone che pian piano sono arrivate… come per magia appunto.

Ma torniamo a noi.

Cosa significa essere Leader?

Essere Leader significa una cosa sola, semplice: significa essere sempre in prima linea con i tuoi collaboratori.

Esserci sempre (solo con i meritevoli, è ovvio).

Esserci quando hanno bisogno di chiarimenti, esserci quando fanno la loro prima presentazione in pubblico, esserci quando fanno il loro primo colloquio per sponsorizzare, esserci quando hanno un momento down…

Questo significa essere un Leader.

Il resto sono tutte cavolate.

 

“Tutto qui, Raffaele, quello che serve quindi…?”

 

Non è tutto qui.

Essere Leader significa stare in prima linea con la tua squadra.

Quando si fissa ad esempio un “telefonatoio” si sta a fianco ai collaboratori con la lista delle chiamate da fare e si chiama con loro!

Se esiste un meeting devi essere sempre li, in prima linea.

Non puoi essere il primo che ne sostiene l’importanza e quando c’è l’evento ti tiri indietro.

Se non fai per primo le cose, non aspettarti che gli altri le facciano.

E sii duro, come sei duro con te stesso!

Se un collaboratore si ritiene tale, deve sottostare a delle regole; quelle regole che sono state fissate nel colloquio di assunzione (si ASSUNZIONE! Non te l’avevano mai descritta così vero? Avrai sempre sentito sponsorizzazione o “vendere un kit”).

Queste sono le ricette per costruire la “Leadership”.

Tanta pratica, tanta pratica e ancora tanta pratica.

I tuoi collaboratori devono vedere in te un faro, capace di guidarli nella loro professione e non come una persona che se ne sbatte dei loro problemi e manda avanti gli altri sempre e comunque.

Un vero Leader sa tanto battere i pugni sul tavolo quanto alzare un boccale di birra dopo il meeting per un traguardo raggiunto!

Se un collaboratore non riesce a vendere, il Leader va ad affiancarlo; se un altro ha problemi a casa, il Leader lo invita a cena e lo ascolta.

Chiaro?

Questo è quanto: poche chiacchiere e tanto esempio!

Se nel Tuo Network non esistono dei Leaders così fatti due domande.

Ci sono due cose che non potrai mai fare: recuperare il tempo perso e trovare dei Leader dove non ci sono.

 

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