Qualche anno fa, mentre guardicchiavo qualche video qua e là su Youtube per trarre ispirazione per la mia attività di Networker, mi sono imbattuto in un video un po’ particolare.
Sì, insomma… sai com’è, no?! Attacchi Youtube per cercare video di formatori professionisti del Network… e dopo un paio d’ore ti ritrovi a guardare un tutorial su come cantare “Alba Chiara” con le orecchie…
Ma quella volta, invece, sono finito su un video fuori dal seminato, ma che mi ha portato a riflettere parecchio su come stavo gestendo la mia attività e la mia downline.
Insomma, era un mini documentario sulla ristorazione a bordo delle navi da crociera più prestigiose; non chiedermi quale giro avesse fatto il sistema per portarmi lì, ma tant’è che quel video mi ha conquistato.
Non sto qui a raccontarti tutto il contorno, ma vado direttamente al sodo: c’era questo chef… un omone ben piazzato (diffidare sempre dagli chef magri, mi raccomando!) e con le palle quadre, che rispondeva a qualche domanda dell’intervistatore sulle sfide di gestire una “brigata marinara”.
Cioè… stiamo parlando di una persona che aveva il compito di supervisionare una cosa come 10mila persone, mica il primo che passava!
E di tutto quello che ha detto, una frase mi è rimasta stampata nella testa:
<<Io posso insegnare a cucinare a chiunque. Questa è la parte facile. Ma insegnargli ad avere dedizione e voglia di imparare… questo deve venirgli da dentro. Quello non lo posso insegnare io>>
Questa cosa mi ha colpito peggio di un pugno in faccia.
E mi perdonerai se adesso userò con te lo stesso trattamento: ne va del tuo business!
Ecco dove stai sbagliando
Quel video era capitato a fagiuolo, come si suol dire.
In quel periodo ero nel Network già da un bel po’, ma ero ancora allo sbaraglio, non avevo una linea guida e facevo l’attività in maniera confusionaria, tendente al tradizionale e abbastanza “aggressiva”.
Non nel senso che aggredissi fisicamente le persone per reclutarle, ma nel senso che ci mettevo anima e corpo, con i miei collaboratori.
Volevo farli arrivare ai loro obiettivi, volevo farli guadagnare, volevo che tirassero fuori il meglio di loro stessi, che divenissero “la versione migliore di sé”, ok?
Non parlo al passato perché ora non voglio più queste cose; parlo al passato perché, dopo quel video, mi sono reso conto di aver sbagliato molte cose.
E credimi, amico mio, scrivo questo solo perché desidero che la mia esperienza possa servire anche a te, se ti ritrovi nella stessa situazione in cui mi trovavo io.
La situazione in cui tu desideri il meglio per i tuoi collaboratori… ma i tuoi collaboratori non lo desiderano tanto quanto te.
Non so se è capitato o capita anche a te… ovviamente spero di no.
Vorresti che quella ragazza, che potrebbe diventare un asso della vendita, si impegnasse di più nell’applicare la tecnica delle domande, invece ad ogni colloquio non fa altro che dare aria alla bocca.
Le dici di registrare i colloqui, li ascolti, la chiami e la riempi di parole perché continua a non applicare la tecnica, allora litigate, non vi parlate per una settimana, poi vi richiamate, lei capisce, si impegna di più nei due colloqui successivi… e poi ricomincia tutto da capo.
Oppure vorresti che quel ragazzo, tanto bravo nella tecnica delle domande, avesse una pianificazione del business corretta, ma non fa altro che procedere in maniera confusionaria, ottenendo sì risultati, ma distantissimi dal suo potenziale.
Allora lo chiami, lo affianchi per un mese intero, insegnandogli il planning settimanale (la famosa “Settimana del Presidente”), lo educhi ad eliminare le distrazioni ed i cosiddetti “Ladri del tempo” e, a fine mese, tirando le somme, festeggiate assieme perché ha raddoppiato o triplicato i suoi guadagni.
Allora lo lasci ad autogestirsi per il mese successivo, perché ormai finalmente ha capito… ma il mese dopo il suo guadagno è colato a picco perché non gli sei stato con il fucile puntato alla tempia.
Oppure ancora, hai fatto di tutto per far comprendere alla moglie del tuo collaboratore, che non era per niente contenta del marito Networker scansafatiche, che in realtà lui lo faceva per lei… e l’avevi conquistata, garantendogli l’appoggio della sua dolce metà.
Peccato che lui abbia mandato tutto all’aria, non applicandosi per niente, lamentandosi di non avere risultati, facendo la figura dell’inetto (di nuovo) agli occhi della moglie che aveva ricominciato a trattarlo come un fallito.
E tra tutti quanti, quello che ci rimane più male sei tu.
Adesso basta!
La dura verità
Non puoi insegnare a forza la dedizione e la motivazione
Ebbene, come ho detto all’inizio: quel video era arrivato giusto a proposito.
C’erano volute le parole di quello chef nerboruto a svegliarmi con un secchio di acqua ghiacciata.
E voglio che queste mie parole abbiano lo stesso effetto su di te!
Tu hai tutte le capacità di imparare le tecniche e le strategie di Network Marketing e puoi avere tutte le capacità di trasmettere questo tuo sapere ai tuoi collaboratori.
Ma una capacità che non hai e non potrai mai avere, sarà quella di motivare una persona, di spingerla a dedicarsi all’attività e di avere la voglia di imparare.
Se continuerai a intestardirti e a voler insistere a tutti i costi nell’inculcare queste cose ai tuoi collaboratori… be’ sappi, amico mio, che fallirai miseramente, come è successo a me all’epoca.
La soluzione
In realtà non c’è una soluzione ad una cosa che non puoi fare.
Sappi che, del 100% dei tuoi collaboratori, l’80/90% lo perderai appunto perché non avranno voglia di impegnarsi o di imparare questo mestiere (se non fai selezione, beninteso).
Mettitela via, sarà così, punto e basta!
L’unica soluzione è quella di arrenderti all’evidenza e deviare le tue attenzioni e le tue energie maggiori verso quella minima percentuale di persone che avranno innata la voglia di fare.
Questo è quanto, non c’è molto di più da dire.
Lo so che la tua upline ti ha detto che devi invece prendere tutti quella della tua squadra e pomparli a suon di motivazione…. che il problema è lì, nella loro motivazione…
Infatti, tu colpe non ne hai: sei stato semplicemente vittima di informazioni sbagliate.
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